Frutta secca: la protagonista di un’antica tradizione a Palma Campania
La produzione di frutta secca è un’antica tradizione a Palma Campania. In particolare si coltivano noci e nocciole che sono entrate a far parte anche dei piatti tipici del territorio.
E ora è tempo di raccoglierle: a Palma Campania settembre è il mese di noci e nocciole e la loro raccolta è un rito straordinario che inaugura l’autunno!
Frutta secca: proprietà e benefici
Mandorle, nocciole, noci, pistacchi, pinoli… sono tutte delizie che appartengono alla famiglia della frutta secca oleosa. Essa comprende la frutta in guscio ma anche i semi di alcune piante e legumi.
La frutta secca oleosa è ricca di grassi e povera di zuccheri e, una volta sgusciata, può essere consumata al naturale o tostata. La frutta secca glucidica, invece, contiene molti zuccheri, ma è povera di grassi e comprende tutta la frutta essiccata e disidratata come, ad esempio, le prugne e le albicocche.
In generale, la frutta secca contiene i più importanti carburanti per l’organismo: sali minerali, fibre, vitamine e proteine. Consumarla in modo regolare ed equilibrato contribuisce sensibilmente ad un buon funzionamento di corpo e mente.
Le vitamine E e B sono le più presenti nella frutta secca oleosa. La vitamina E ha un’azione antiossidante e protettiva e contrasta ogni forma di degenerazione dell’organismo. Mandorle e noci ne contengono in buona quantità. La vitamina B, presente nelle nocciole, garantisce un buon funzionamento del metabolismo. Invece, le fibre sono necessarie affinché l’organismo svolga con efficienza e regolarità le sue funzioni principali. Quelle contenute nella frutta secca sono perlopiù fibre insolubili: assorbono grandi quantità di acqua, saziano velocemente e favoriscono il transito intestinale. E ancora, le proteine vegetali di cui la frutta secca è ricca hanno la proprietà di produrre velocemente energia e ciò fa sì che sazi velocemente e altrettanto velocemente fornisca all’organismo le sostanze nutritive di cui difetta. Grazie all’alto contenuto di fibre e acidi grassi, come l’Omega 3, la frutta secca è utile anche nella cura dell’obesità e del colesterolo in eccesso.
Inoltre, durante i mesi estivi, consumata insieme alla frutta fresca di stagione, aiuta l’organismo a produrre melanina, una sostanza fondamentale per un’abbronzatura più duratura.
Viste le numerose proprietà, non resta che fiondarci sulla frutta secca e gustarla, ma con moderazione. L’utilizzo che se ne fa in cucina è davvero ampio: la si consuma come snack per una pausa gustosa e veloce, accompagna spesso gli aperitivi con gli amici, ma la si utilizza anche all’interno di numerose ricette, soprattutto di primi piatti e di dolci. Nella tradizione culinaria palmese, ad esempio, noci e nocciole vengono utilizzate in diverse pietanze ed in diverse modalità: noci e crema di nocciole per pizze, primi piatti e maialino nero casertano; nocciole per croccante e torte e non va dimenticato il fantastico digestivo a base di noci, il nocino, che chiude gli abbondanti pranzi domenicali o si sorseggia in famiglia e tra amici durante i momenti di relax.
La frutta secca nella tradizione popolare
Pare che nel 1700 a.C. circa, siano stati gli egizi ad esportare in grandi quantità questa delizia nel Mediterraneo e nel mondo allora conosciuto. E’ stata, poi, molto apprezzata in epoca romana, epoca in cui i banchetti erano il momento sacro della giornata. Mandorle e noci venivano consumate durante la secunda mensa, ovvero l’ultima parte della cena destinata ai dolci. Rimanendo in tradizione romana, in termini di simbologia, le noci avevano una certa importanza in quanto rappresentavano il matrimonio: era consuetudine spargerle sul pavimento di casa del futuro sposo. Inoltre, pare che gli antichi romani, in occasione dei matrimoni, erano soliti regalare frutta secca, economica ma di qualità. Da qui deriverebbe il modo di dire “fare nozze coi fichi secchi” per fare riferimento a progetti realizzati con scarse risorse finanziarie.
Dunque, la frutta secca ha una lunga tradizione popolare. Ancora oggi, in Francia, a fine anno, la tradizione suggerisce di mangiare 13 diversi tipi di frutta secca perché questo rituale riempirebbe di fortuna il nuovo anno alle porte.
Ma torniamo in Italia. Consumare frutta secca la domenica, a Natale e nei giorni di festa era una tradizione molto radicata nelle famiglie del sud Italia, in particolare nella zona di Napoli e provincia. Questa tradizione resiste ancora nella nostra terra. Sbucciare la frutta secca rappresenta uno spasso, un passatempo e per questo motivo a Napoli la frutta secca viene chiamata o’ spassatiempo.
È risaputo che il periodo dell’anno a cui si associa un ampio consumo di frutta secca sono le festività natalizie. In particolare, a Capodanno, insieme ai legumi, la frutta è considerata di buon auspicio. Pare che ci siano delle teorie che spiegano il legame della frutta secca con il periodo natalizio. Due sono le più accreditate: la prima sostiene che in antichità, essendo la frutta fresca difficile da trovare nel periodo invernale, si usasse disidratare e zuccherare i frutti d’estate per poterli mangiare durante il periodo natalizio; la seconda, invece, ipotizza che tutto abbia origini da un’antica tradizione popolare. Le famiglie meno agiate, infatti, a Natale, usavano scambiarsi in dono della semplice frutta, come mandarini e noci, che, per il loro sapore dolciastro, si consumavano proprio come dolce natalizio.
Al di là delle teorie sulle origini di questa tradizione, vi è una sola certezza: non è Natale senza frutta secca e a Natale… manca davvero poco ormai!