Palma da Gustare
Palma da gustare è il racconto di una tradizione gastronomica radicata che rivela l’identità del territorio, della sua storia e dei suoi sapori.
Storie di piatti e di territorio
Un territorio e le sue tradizioni si raccontano anche attraverso i piatti tipici, che sono un intreccio di cibi, storia e cultura di un luogo e della sua popolazione. Il cibo racconta il territorio da un punto di vista antropologico e riesce a soddisfare quel desiderio tutto umano di trasformare un’esperienza in un buon ricordo, un’esperienza che, passando dal cibo, sarà totale, completa.
Un buon piatto riesce a soddisfare la nostra fame fisiologica, ma anche la nostra fame di conoscenza: ci permette di scoprire l’identità di un territorio utilizzando i nostri sensi, perché l’arte culinaria è fatta di prodotti da toccare e di centinaia di sapori, profumi e colori da vivere.
Non esiste una buona cucina senza una materia prima di qualità e se quest’ultima c’è, non va rovinata, ma va rispettata e valorizzata. Dalla materia prima al territorio il passo è breve. Il territorio lo ritroviamo nei piatti ogni giorno: se ho bisogno, ad esempio, delle zucchine so che dal tal contadino le troverò, come so che per le rape dovrò aspettare la brina perché altrimenti non sono buone. Dunque, un territorio si descrive e si racconta anche attraverso le sue materie prime. Esse creano le sfumature, rendono il piatto sempre diverso nel gusto. Ed in questa epoca di omologazione dei sapori, Palma Campania, con le sue tipicità, diventa custode di profumi e sapori autentici.
Bisogna imparare a tornare indietro, perché strada facendo si sono persi un po’ il gusto e l’olfatto e si è preferito inseguire estetismi eclatanti: si predilige il bello, quello che colpisce gli occhi, ma che poi, spesso, non arriva al cuore. C’è sempre spazio per un gusto nuovo e per l’innovazione, ma questa deve tenere conto del sentire vero. È necessario tenersi strette le emozioni, oggi più che mai. Senza emozioni e desideri, non c’è vita: muovono il mondo e sono le cose più vere che ci portiamo dentro. Anche in cucina ci vogliono passione, desiderio, emozione e poi occorre riuscire a trasferirle nel piatto per condividerle con l’ospite.
La cucina è donna
La cucina è anche una questione di sensazioni, di umori, tatto e intelligenza, gusto, sensibilità. È donna, insomma. Nasce donna e non possiamo dimenticarlo. La cucina di mamma e quella di nonna hanno fatto certamente storia, senza volerlo. Le donne che nei secoli scorsi uscivano la mattina per recarsi al mercato, o per andare a raccogliere i prodotti dai propri orti, mai avrebbero immaginato di diventare maestre di una cucina che oggi viene rivalutata come vero e proprio territorio culturale. Nei secoli, ad ogni mercato e da ogni orto, queste donne hanno rubato le essenze e le hanno fatte proprie, le hanno coltivate e trasferite in cucina. Ciascuna preparava in maniera personalissima quanto la stagione offriva, inventando di fatto la cucina napoletana, un insieme di ricette che definiscono una tradizione capace di elaborare piatti in perfetto equilibrio tra nutrimento e piacere.
Le loro sapienti mani hanno saputo assemblare i prodotti secondo tecniche custodite in piccoli segreti tramandati di madre in figlia, da nonne a nipoti. Ricette non scritte hanno incuriosito la mente ed il palato, dato libero sfogo all’immaginazione e alla fantasia, moltiplicato i colori e le geometrie dei piatti e della loro preparazione. La tradizione orale ha permesso di arricchire la ricetta ogni volta con un elemento nuovo, rendendo il piatto originale, unico, irripetibile. Nate, dunque, dalla necessità di utilizzare con creatività le scarse materie prime, le ricette più povere, come gli spaghetti al pomodoro o la pizza, si sono poi diffuse in tutto il mondo, facendo dei napoletani i veri antesignani della globalizzazione gastronomica.
Palma Campania in tavola
Alla storia e alla tradizione appartengono anche le eccellenti materie prime del territorio. L’intera regione Campania vanta una varietà di prodotti tipici che a tavola, anche attraverso la rielaborazione contemporanea, definiscono il territorio e ne mettono in mostra le risorse. Il pomodoro è il principale condimento della pasta e, proprio a proposito della pasta, va detto che ciascuna provincia ha la propria radicata tradizione pastaia. Poi c’è il pane. Il popolo palmese, come tutto quello campano, ha sviluppato nel tempo una competenza unica nella panificazione.
Il pane casareccio o cafone è il prodotto di una cultura che ancora oggi, nonostante il prevalere della produzione industriale, mantiene alto il livello della panificazione campana.
Il paniere delle tipicità campane, e più nello specifico di Palma Campania, è davvero ricco e variegato e descriverlo in poche righe risulta impresa impossibile: dagli ortaggi alla carne, dalla frutta ai dolci della tradizione, la tavola di Palma Campania si colora di mille sfumature che esprimono la positività e la generosità del popolo palmese e affermano una tradizione culturale che non è soltanto agricola o culinaria. Millenni di storia hanno lasciato sulla gente e sul territorio un’impronta particolare ed inimitabile: il gusto della semplicità il cui profumo sprigiona dallo spaghettone con le nocciole, dalle lasagne, dalle polpette fritte, dal maialino nero casertano con le noci, dalla pizza palmese con noci e granella di nocciole. E poi c’è anche tutto il sapore della dolcezza racchiuso nel babà, nella torta di noci, nei cantucci e nei roccocò alle nocciole.
Insomma, c’è una Palma che ci aspetta, tutta da gustare.